Minusvalenze: come compensare le perdite da investimenti finanziari

In una realtà di tassi di interesse a zero o negativi, con l’inflazione sempre in agguato, sembra essersi esaurito del tutto quel periodo in cui un investitore poteva permettersi di preservare il valore effettivo del proprio patrimonio con conti deposito o buoni fruttiferi

Cosa significa questo? Che è arrivato il momento di cambiare rotta, iniziando a pianificare una gestione più strutturata e concreta rispetto al proprio portafoglio fiscale, familiarizzando soprattutto con le minusvalenze.

Ma cosa sono esattamente le minusvalenze? Con il termine minusvalenza ci riferiamo alle perdite generate in coda alla compravendita di investimenti finanziari, come obbligazioni, azioni, fondi comuni di investimento, ect. Nel concreto, le minusvalenze riflettono un credito fiscale che può essere recuperato entro quattro anni a partire dalla vendita del prodotto che era stato acquistato in precedenza; ciò è possibile per mezzo della compensazione con future plusvalenze, ossia per mezzo dell’aumento del valore di quei prodotti finanziari sui quali si era investito.

Approfondiamo subito insieme il meccanismo di funzionamento relativo all’acquisto di prodotti finanziari. Nel momento in cui si procede all’acquisto di prodotti finanziari, ci si approccia all’apertura di un’agenda di titoli capaci di includere ogni tipologia di investimento possibile (obbligazioni, azioni, fondi comuni, fondi pensione, ect.). In genere, l’istituto finanziario o la Società di Intermediazione Mobiliare in cui si inaugura l’agenda di titoli, attiva il regime fiscale amministrato. Cosa significa questo? Che la banca o la Società di Intermediazione suddetta diventano esse stesse sostitute di imposta. Tramite il regime fiscale amministrato, gli investimenti eseguiti non necessiteranno di essere inglobati all’interno della dichiarazione dei redditi dell’investitore singolo.

Nota bene: le plusvalenze – ossia i guadagni generati da prodotti finanziari – vengono tassati con aliquota pari al 26%, mentre solo i titoli di stato e gli organismi sovranazionali hanno una tassazione del 12,50%.

La minusvalenza non subisce alcun tipo di tassazione, ma si tramuta in credito fiscale da recuperare nell’immediato o comunque entro quattro anni a partire dalla vendita o scadenza del prodotto finanziario di riferimento.

Come recuperare le minusvalenze?

Viene generata una minusvalenza quando si vende un prodotto finanziario ad un prezzo inferiore rispetto a quello che si era speso per l’acquisto dello stesso. In questo esatto frangente nasce quindi un credito fiscale che – come detto – può essere recuperato subito o entro un massimo di quattro anni.

Entriamo ora nel dettaglio relativamente al meccanismo fiscale proprio delle minusvalenze.

L’istituto di credito o la Società di Intermediazione Mobiliare in cui si è aperta l’agenda titoli produce un documento riassuntivo in merito alla posizione fiscale dell’investitore X. Il documento fiscale in questione corrisponde ad una specie di CUD pertinente la somma delle operazioni – legate a prodotti finanziari – eseguite da parte dell’investitore. Il totale delle operazioni include sia le plusvalenze che le minusvalenze legate ai prodotti singoli. Qualora un prodotto finanziario abbia generato un guadagno, allora questo verrà tassato in automatico. Se, al contrario, si è realizzata una perdita – quindi una minusvalenza – la stessa sarà inglobata nel cosiddetto zainetto fiscale e recuperabile entro i famosi quattro anni.

Vien da sè pertanto che le plusvalenze – ossia i guadagni realizzabili successivamente – potranno alleggerire o azzerare completamente lo zainetto fiscale.

minusvalenze

Ma attenzione! Il fisco italiano non riserva lo stesso trattamento per ogni prodotto finanziario esistente. Scopriamo subito quali sono i prodotti specifici che permettono di recuperare le minusvalenze.

Il fisco italiano differenzia i prodotti finanziari che producono “redditi da capitale” e quei prodotti che invece generano “redditi diversi”. Le minusvalenze possono essere recuperate a patto che si acquistino prodotti finanziari capaci di produrre “redditi diversi” (obbligazioni, azioni, ETC, ect.). Non è possibile recuperare le minusvalenze da prodotti finanziari che originano “redditi da capitale”( ETF, fondi comuni di investimento, cedole delle obbligazioni, ect.).

Come compensare le minusvalenze in scadenza?

Con l’obiettivo di recuperare il proprio credito, risulta fondamentale riuscire a generare plusvalenze entro la fine dell’anno. Le plusvalenze in questione però devono essere quanto meno del medesimo importo rispetto alla perdita presente all’interno dello zainetto fiscale.

Esistono varie possibilità per compensare le minusvalenze in scadenza. La soluzione più sicura al riguardo è quella di vendere quei titoli in portafoglio che stanno producendo un guadagno. Un’altra alternativa valida potrebbe anche essere quella di acquistare strumenti finanziari ideati apposta per il recupero di questo tipo di perdite. Parliamo di Certificates Maxicoupon, che riguardano il pagamento della prima cedola entro cui viene incluso gran parte del rendimento potenziale ottenibile nel corso della vita del certificato. Si tratta comunque di servizi articolati che subiscono una tassazione nel momento in cui vengono venduti e non tutte le banche o la stessa Società di Intermediazione Mobiliare permettono di impiegare subito la cedola per la compensazione delle minusvalenze.

La riforma per i redditi finanziari

La legge delega n. 111/2023 di riforma del sistema tributario ha apportato delle modifiche riguardo la tassazione delle persone fisiche, nel tentativo di contenere quanto più possibile il peso fiscale. Il contenuto della riforma è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 14 agosto 2023 ed il governo avrà due anni di tempo – fino ad agosto 2025 – per rendere attiva la riforma tributaria attraverso una serie di decreti legislativi.

Nel dettaglio, sui redditi di natura finanziaria la legge prevede:

  1. Tassazione armonizzata. Viene contemplata una categoria unica pertinente tutti i redditi di matrice finanziaria, ossia plusvalenze e minusvalenze originate dalla negoziazione, rimborso o cessione di investimenti finanziari.
  2. Nuovi criteri di compensazione. I redditi finanziari saranno strutturati in base al principio di cassa, ma con l’opportunità di compensazione, considerando – a parte le perdite derivanti da qualsivoglia rapporto che vede l’impiego del capitale – anche oneri e costi.
  3. Imposta sostitutiva nuova. Si prevede l’applicazione di un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi.
  4. Obbligo di dichiarazione. Rispetto ai redditi finanziari, si prevede l’obbligo di dichiarazione lato contribuente, con l’opportunità di selezionare l’applicazione in termini semplificati rispetto alla riscossione dell’imposta per mezzo di intermediari autorizzati.

In un panorama in continua evoluzione, la riforma dei redditi finanziari si profila come un fondamentale catalizzatore per un sistema più equo ed inclusivo, promettendo di ridisegnare il futuro economico con una prospettiva di maggiore giustizia sociale e opportunità per tutti.

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