Carta Revolving: rimborso interessi carte di credito. 2 info pratiche

Carta Revolving e tassi usurari

Le carte revolving corrispondono a specifiche carte di credito poggianti sul meccanismo del credito revolving, offrendo al possessore della linea di credito, l’opportunità di rateizzare gli estratti conto. Ma cosa significa questo? Che l’importo di un acquisto X qualsiasi potrà essere effettuato anche in assenza di liquidità sul proprio conto e di conseguenza la somma spesa non verrà addebitata in un’unica soluzione – come da pratica comune nell’ambito delle classiche carte di credito – ma attraverso rate mensili.

Considerata la propria particolare natura, questo tipo di carta viene anche definita “rateale”.

Risulta chiaro che, come nello scenario di qualsiasi tipologia di prestito, anche l’utilizzo delle carte revolving implica un tasso d’interesse. Parliamo appunto della rata mensile, la quale non prevede solo una parte del debito, ma anche una buona fetta degli stessi interessi.

Nell’universo del mercato finanziario, da ormai circa un ventennio, moltissimi soggetti lamentano un soffocamento causato dal tunnel di rate che appaiono no limits, ingabbianti all’interno di una spirale vorticosa di conteggi senza fine, divisi tra debiti e tassi d’interesse, molto spesso dalle fisionomie simile ad un quadro tipicamente usuraio.

Come funziona una carta revolving?

Gli interessi della carta revolving vengono analizzati sulla base degli importi utilizzati per gli acquisti. La carta revolving offre l’opportunità al titolare del credito, di possedere un robusto stock di denaro, grazie alla cosiddetta “ricostruzione del credito”.

Ma di cosa stiamo parlando esattamente? Nel momento in cui la carta viene utilizzata, la disponibilità monetaria si riduce, ma quando viene rimborsata una rata, la liquidità si “ricostruisce” automaticamente.

Ogni rata pagata è suddivisa in due quote:

  • La quota capitale, ossia la somma di denaro utilizzata per effettuare l’acquisto
  • La quota di interessi, che rappresenta il tasso da pagare in più per aver sfruttato la liquidità

L’importo capitale va a “ricostruire” il credito concesso sulla carta.
Occorre, comunque, prestare attenzione che gli interessi applicati non corrispondano a tassi usurari.

Oltre agli interessi, gli altri costi delle carte revolving sono:

  • Le spese di estratto conto
  • Le eventuali commissioni per la quota annuale. Parliamo di somme fisse, svincolate dall’uso della carta
  • Tasse applicabili nel caso di ritardo nel pagamento delle rate (attenzione alle solite tasse usurarie)
  • L’imposta di bollo
  • Le spese di incasso delle rate
  • La commissione di massimo scoperto

L’ultimo punto in lista, va a rappresentare il tetto massimo d’utilizzo del denaro; una volta superato tale limite, il cliente sarà costretto a pagare una somma maggiore.

Insomma, le carte revolving permettono di effettuare acquisti a prescindere dalla tipologia di importo disponibile sul conto, e i debiti verranno poi ripagati attraverso rate da soddisfare ogni mese.

Chi emette le carte revolving? Queste di solito vengono emesse da un istituto bancario o, ancora, da un ente finanziario. L’utilizzo di una revolving implica qualsiasi tipo di transazione come:

  • Acquisti in negozio
  • Shopping online
  • Prelievo agli sportelli

Le rate mensili da saldare prevedono tutte un importo minimo costante, ma il debito totale può essere saldato anche in un’unica soluzione, a discrezione chiaramente del proprietario della linea di conto.

Per importo minimo, si intende la somma base che ogni titolare è tenuto a versare allo scadere di ogni mensilità.

Sono previsti 3 tipi di importi minimi, che sarà possibile selezionare a propria discrezione e in dipendenza delle entrate economiche peculiari di ogni titolare:

  • Importo minimo del 3%
  • Importo minimo del 4%
  • Importo minimo del 5%
Carta revolving

Come controllare il tasso d’usura delle carte revolving?

La carta revolving corrisponde, senza dubbio, ad uno dei prodotti finanziari più venduti. Solo in Italia, attualmente, si registrano oltre 3,5 milioni di carte attive.

Il tasso di interesse (la cosiddetta “quota di interesse”) è definito “usurario” quando risulta superiore ai tassi medi praticati da istituti bancari e intermediari finanziari.

Il tasso d’usura rappresenta un interesse che bypassa la soglia limite concessa dalla Legge, superando il tasso effettivo globale medio (TEGM), stabilito ogni 3 mesi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze in coerenza con il decreto legge sull’usura n. 108/1996.

Per accertarsi che il proprio contratto sulla carta revolving includa dei tassi d’usura, è sufficiente consultare con una certa costanza il TEGM sulla Gazzetta Ufficiale, ma anche sul sito della Banca d’Italia e su quello del Ministero dell’Economia e della Finanza.

Se tramite una perizia o un servizio di consulenza di un esperto, si è constatato che sulla propria carta revolving sono stati applicati tassi usurari, l’ideale sarebbe rivolgersi immediatamente ad un ufficio competente, che possa inviare al vostro ente finanziario un decreto ingiuntivo ai fini di ottenere un adeguato risarcimento.

Perizia carta revolving

La perizia sulla carta revolving implica un’analisi di tutte le operazioni effettuate, comprendenti:

  • Verifiche del contratto
  • Verifica estratto conto
  • Calcolo dei costi

Questo tipo di analisi dettagliata, espletata da un professionista, nella maggior parte dei casi porta a galla debiti illegittimi o tassi usurari.

Nel caso in cui la perizia portasse alla luce una delle violazioni citate sopra, l’istituto finanziario con cui si era stipulato il contratto sarà obbligato a risarcire il titolare.

La perizia dovrà sempre considerare qualsiasi tipo di novità giuridica, oltre che le singole clausole firmate nel contratto, per cui questa sarà in grado di scovare ed evidenziare in ultima analisi, ogni tipo di criticità ed irregolarità in seno alle operazioni sulla carta revolving.

L’obiettivo ultimo della perizia è quello di proteggere il titolare, attraverso l’ideazione di un canale di comunicazione aperto con l’istituto finanziario che gli ha concesso l’apertura di questa particolare carta di credito e, nell’eventualità, anche di migliorare le condizioni economiche ragionate all’interno del contratto.

Come richiedere il controllo della carta revolving

Se si desidera richiedere una perizia analitica sulla propria carta revolving, sarà necessario produrre i seguenti documenti, sottoponendoli ad uno studio specializzato :

  • Contratto originale sottoscritto con l’istituto finanziario
  • Tutti gli estratti conto, dalla firma del contratto alla data di richiesta della perizia

Sarà possibile richiedere la perizia anche nell’ambito di conti che sono già stati chiusi, a condizione che non siano passati 10 anni dall’ultimo pagamento o dalla chiusura del contratto.

Le anomalie che una perizia può rilevare possono essere:

  • Tasso d’usura, che si genera nel momento in cui la quota relativa agli interessi supera la soglia prevista dalla legge 108/96. Questo tipo di violazione è da considerarsi illecito penale, ovvero un comportamento contrario in relazione ad un obbligo previsto da una norma giuridica. Il reato prevede una sanzione.
  • Anatocismo, ossia l’applicazione di interessi in eccesso. Tale violazione è definita illecito civile, cioè un comportamento in contrasto rispetto ad una norma che tutelava l’interesse di un soggetto privato. È prevista una sanzione con l’obiettivo di risarcire il danno subito.

Carta revolving, ricorso e decreto ingiuntivo

Il ricorso si applica nei casi in cui si voglia presentare una strategia di reclamo, dedicata ad un tentativo di recupero del proprio credito; questo molte volte si risolve in via stragiudiziale. In una prima fase quindi, si può presentare un reclamo, caratterizzato dall’avanzamento della perizia e del ricorso rivolto direttamente all’Istituto di credito. Se questo provvedimento non dovesse andare a buon fine, si passerà direttamente all’attuazione del cosiddetto decreto ingiuntivo.

Il decreto ingiuntivo, denominato anche provvedimento monitorio o ingiunzione di pagamento, rappresenta un atto giudiziario con il quale un creditore è abilitato a recuperare il proprio credito.

Tale decreto rientra nell’ambito dei procedimenti con marcata funzione esecutiva, e questo significa che:

  • Il procedimento è più veloce
  • La risposta del debitore è obbligatoria; questo dovrà infatti forzatamente risarcire il danno, pena il pignoramento dei beni

Il decreto ingiuntivo, inoltre, non prevede l’ascolto della controparte; proprio per questo motivo, si parla di cognizione sommaria, ergo non approfondita con un dibattito.

Chiaramente, il debitore accusato può provvedere alla formulazione di un’opposizione e solo in quel caso il decreto diverrà a cognizione piena, ovvero implicante l’ascolto di entrambe le parti.

In altre parole, il decreto ingiuntivo rappresenta uno strumento che il creditore, corrispondente in questo scenario al titolare della carta revolving, ha a disposizione per ottenere velocemente il risarcimento che gli spetta di diritto.

Tale risarcimento può prevedere commissioni aggiuntive, clausole di contratto non previste o tassi d’usura che bypassano la soglia prevista dalla legge.

Tassi usurari delle carte revolving e Associazione ADifesa

Nel Dicembre del 2019, un cliente X, debitore sempre coerente e puntuale nell’estinzione dei propri oneri finanziari, si era accorto di star pagando più del dovuto nell’ambito degli interessi della propria linea di credito su carta revolving rispetto all’attivazione di una finanziaria attivata con Findomestic. Lo stesso si era quindi rivolto all’Associazione ADifesa chiedendo l’analisi del proprio contratto alla ricerca di potenziali irregolarità.

Alle pretese economiche avanzate da Findomestic, l’Associazione ADifesa, tutelante il titolare della carta, si era opposta, dimostrando che la somma richiesta da Findomestic era illecita. L’irregolarità era stata di fatto scovata e il cliente ha ottenuto un rimborso di 8mila euro.

Casi simili palesano come il ricorso e/o il decreto ingiuntivo siano strumenti validi per tutti i titolari di carta revolving che necessitino di accusare un creditore di violazione delle norme, quali in primis, la famosa graticola dei tassi usurari.

Chiaramente, prima di poter beneficiare di tale arma giuridica, bisognerà effettuare una perizia dettagliata sulla propria carta revolving, con l’obiettivo di stabilire quali siano effettivamente le violazioni e i reati commessi dall’istituto finanziario con cui si è stipulato il contratto e, a tal fine, risulterà d’obbligo affidarsi ad un professionista esperto in materia.

Carta revolving e prescrizione

La prescrizione, in gergo giuridico, corrisponde all’estinzione di un diritto non esercitato dal titolare nei tempi previsti dalla legge; la prescrizione quindi risulta essere una scadenza relativa a qualunque tipo di operazione: bollette, mutui, finanziamenti, conti correnti, carte di credito, ect.

Vige quindi, di conseguenza, anche una prescrizione del debito in merito alle carte revolving, così come da uso comune su tutte le altre carte di credito. Il titolare del conto potrebbe non realizzare la spesa effettiva e una volta che le somme si sono accumulate, aggiungendo interessi su altri interessi, il debito potrebbe rivelarsi di difficile sostenibilità.

Dalla minaccia di decreto ingiuntivo da parte della banca, si può evadere solo grazie al tool prescrizione, il quale prenderà piede nel momento in cui il creditore non si interessa, per un tempo prestabilito, ad esercitare il proprio diritto di riscuotere.

I debiti derivati da carte revolving – così come sui comuni conti correnti, mutui, prestiti o finanziamenti – cadono in prescrizione in 10 anni. L’arco di tempo interessato, inizia a decorrere a partire dalla data di cessazione del contratto, a prescindere dalla ragione precipua di tale cessazione (scadenza o revoca). Mentre gli interessi derivati da carte revolving e da tutti gli altri esempi citati sopra, cadono in prescrizione in 5 anni.

Attenzione! Difficilmente le banche e gli istituti finanziari si arrenderanno alla prescrizione dei propri crediti, in quanto tali istituti possiedono dei sistemi di allerta, pronti ad avvisarli circa le scadenze e assicurando così di inviare in un tempo utile, tutte le diffide e i solleciti del caso.

L’invio di una diffida inviata con raccomandata o con posta elettronica certificata o anche solo l’avviso di un decreto ingiuntivo, saranno sufficienti ad interrompere la prescrizione e far partire il re-counting da capo. Le regole della prescrizione risulteranno valide anche nel caso che la “vittima” sia il titolare della carta revolving.

Gli istituti finanziari che aderiscono alla concessione di questo tipo di carte, molto spesso applicano dei tassi usurari sopra la media, infrangendo, di fatto, le norme previste dalla legge.

Nel caso in cui la “vittima” corrisponda al titolare della carta, bisognerà distinguere due tipi specifici di pagamento:

  • Il pagamento concentrato a recuperare l’apertura di un conto; è il caso della banca che ha concesso di utilizzare una cifra complessiva di 10 mila euro sulla carta revolving, ma di fatto il possessore non ha mai superato questo limite. In tale scenario, la prescrizione di 10 anni decorre a partire dalla scadenza del contratto
  • Il pagamento finalizzato a coprire lo sconfinamento. Un esempio può essere palesato da una banca che ha confermato il via libera all’utilizzo di una cifra di 10 mila euro, ma se ne sono spesi effettivamente 12 mila. In questo preciso scenario, la prescrizione è di 10 anni, ma il termine decorre a partire dai singoli versamenti

In altre parole, se il possessore della carta revolving ha appurato traccia di tassi usurari, potrà rivolgersi a degli esperti finanziari al fine di essere risarcito, a condizione che non siano però già trascorsi 10 anni.

NOTA BENE: va sottolineato comunque che la perizia può essere eseguita (scelta questa altamente consigliabile) anche se il contratto è ancora in corso ( o già estinto) ma si sta continuando a pagare regolarmente ( o si è continuato a pagare con regolarità). Il diritto al rimborso è inoltre dovuto anche a chi non ha difficoltà ad estinguere il proprio pagamento, trattandosi appunto di un diritto valido per tutti.

Il tunnel delle carte revolving

I passaggi esatti da espletare nel tentativo di affrancarsi dalla voragine rischiosa in cui si può finire, attraverso l’utilizzo di una carta revolving, sono i seguenti:

  • Cercare di pagare quel debito caratterizzato dall’interesse più alto, nel tentativo di ridurre le rate. Bisogna comunque fare attenzione, in quanto molto spesso le banche propongono nuovi debiti per cercare di recuperare i vecchi. Questo meccanismo incide profondamente nel far lievitare gli interessi
  • Cercare di amplificare l’importo di una rata, in quanto le carte revolving implicano l’inserimento dell’interesse all’interno della rata mensile

Nell’eventualità in cui il titolare della carta appuri che gli interessi ricevuti risultino superiori del previsto (tassi usurari), o ancora che la banca o l’istituto finanziario non stiano rispettando le regole previste dal contratto, sarà legittimato a richiedere subito una perizia.

Nell’ambito di un contesto in cui il titolare della carta revolving venga sollecitato più di una volta rispetto ad uno specifico pagamento, occorrerà in primis accertarsi che l’istituto finanziario con cui si è stipulato il contratto, detenga il diritto in seno alla richiesta di rimborso.

In altre parole, l’istituto che ha dato il via libera al finanziamento deve prima di tutto dimostrare la regolarità delle proprie richieste, dettagliando il calcolo degli interessi con lo scopo dimostrativo di non aver applicato tassi d’usura. Non è un caso isolato, infatti, che molti creditori possano approfittarsi delle debolezze e dei timori del debitore, arrivando a fare leva su tensioni psicologiche per ottenere i pagamenti. Motivo per cui bisogna sempre rivolgersi a specialisti del settore che siano in grado di tutelare i debitori o a qualsiasi altro ente che possa verificare l’effettiva situazione personale e proteggere i propri diritti legali.

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