Bond Venezuela: il rischio attuale

Bond Venezuela. Il Venezuela, ufficialmente noto come Repubblica Bolivariana del Venezuela, si è ritrovato recentemente al centro di numerose discussioni politiche internazionali

Ciò è dovuto ad una crisi economica, politica e istituzionale di estrema gravità che si è intensificata progressivamente negli ultimi quattro anni e che ha ora raggiunto livelli critici.

Il punto principale di questa crisi riguarda la catastrofica caduta della produzione di petrolio e dei suoi derivati, che sono alla base dell’economia venezuelana. Questa situazione ha portato a problemi drammatici come l’iperinflazione, tassi di disoccupazione record e massicce ondate di emigrazione.

Allo stato attuale, il debito sovrano del Venezuela, insieme a quello della PDVSA, la compagnia petrolifera statale venezuelana, e di altre imprese pubbliche, supera i 160 miliardi di dollari.

Il governo ha più volte espresso la volontà di ristrutturare il debito, ma ogni tentativo di ristrutturazione è reso difficile dalle pesanti sanzioni imposte dagli Stati Uniti contro il “regime di Maduro”. Da più di un anno, infatti, molti stati internazionali, tra cui in primis gli Stati Uniti, non riconoscono la legittimità del governo di Nicolás Maduro, avendo invece riconosciuto come presidente il suo principale avversario politico, Juan Guaido.

Per incrementare la produzione petrolifera, Maduro sta considerando di aprire ad investimenti privati, valutando la vendita di azioni della PDVSA a partner internazionali come la russa Rosneft, la spagnola Repsol e l’italiana Eni.

Bond venezuela

Prestiti obbligazionari

Il Venezuela è in una situazione di default sostanziale dal 2017, quando non è più riuscito a pagare regolarmente gli interessi sui suoi bond, accumulando fino ad oggi oltre 10 miliardi di debiti tra capitale e interessi.

Il disastro economico del Venezuela ha avuto un effetto devastante sulle finanze di migliaia di investitori italiani, che dal 2017 non ricevono più gli interessi sui propri investimenti. Ora, si ipotizza che il governo venezuelano possa adottare un approccio simile all’Argentina, che ha ristrutturato il suo debito, rimborsando circa il 30% del valore nominale dei suoi bond in default nel giro di 15 anni. Il problema del non riconoscimento del governo di Maduro menzionato sopra però, comunque, rimane.

Premessa importante: le banche italiane hanno venduto le obbligazioni del Venezuela agli investitori senza riguardo per i loro interessi, trascurando i doveri di diligenza previsti dalle leggi italiane ed europee.

Questi titoli, emessi da una nazione in via di sviluppo, con una condizione politica ed economica già profondamente instabile, erano chiaramente a rischio. Presentavano vari tipi di rischio, tra cui il rischio emittente, il rischio paese e il rischio valutario, ed erano quindi considerati “non investment grade”, ergo molto speculativi e rischiosi, ancor prima del default. Insomma in altre parole, si trattava comunque di titoli non idonei per la maggior parte degli investitori retail.

I tentativi di ottenere risarcimenti dal Venezuela si sono dimostrati inutili, a causa dell’instabilità del governo e della mancanza di una struttura governativa riconosciuta a livello internazionale, come già accennato. Il Venezuela è quindi impossibilitato – nella pratica – a rispondere a qualsiasi richiesta di risarcimento.

Le agenzie di rating

La prima agenzia di rating a dichiarare lo stato di default del Venezuela è stata Standard & Poor, dopo che il Ministero del Tesoro di Caracas ha mancato il pagamento di una rata di 200 milioni di dollari di interessi sul debito.

Va ricordato che il governo del Venezuela ha emesso quindici titoli obbligazionari, con tassi di interesse molto elevati tra il 5,75% e il 13,63%, per un totale nominale di circa 60 miliardi di dollari.

Il giudizio delle agenzie di rating internazionali ha inevitabilmente complicato la situazione di un paese già in recessione dal 2013.

Inoltre, da febbraio 2019, a causa dell’inasprimento delle sanzioni finanziarie statunitensi contro il Venezuela, non è più possibile scambiare bond venezuelani in dollari USA sul mercato EuroTLX, uno dei principali sistemi di negoziazione multilaterali.

Insomma, la crisi finanziaria del Venezuela ha avuto un impatto devastante sui risparmi di migliaia di investitori italiani, che dal 2017 non ricevono più alcun interesse.

Gli attuali detentori dei bond venezuelani scaduti, non hanno ancora ricevuto il rimborso del capitale, e coloro che detengono bond ancora in circolazione non hanno possibilità reale di liquidare questi “titoli tossici” – a meno che non lo facciano privatamente, a prezzi inferiori al 10% del valore nominale – a causa della sospensione delle negoziazioni sul mercato secondario per più di un anno.

Le prospettive future

La prospettiva futura del rimborso del valore nominale di tali obbligazioni sembra estremamente negativa. Infatti, secondo gli analisti più autorevoli, la percentuale di recupero reale, o “recovery rate”, non dovrebbe superare il 15% del valore nominale dei titoli.

E allora, come recuperare i soldi persi nei bond Venezuela?

Al momento, l’azione più immediata e pratica per recuperare le perdite generate dai bond venezuelani è quella di agire legalmente contro le banche intermediarie che hanno venduto tali titoli, avviando un procedimento ordinario o un ricorso all’Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF) per le responsabilità sostenute durante la vendita/post-vendita.

Come già detto sopra, le banche intermediarie in Italia hanno venduto indiscriminatamente i bond venezuelani al pubblico dei risparmiatori senza considerare i loro interessi, violando i doveri di diligenza previsti dalla normativa nazionale ed europea per gli intermediari finanziari.

Inoltre, le banche avrebbero dovuto monitorare attentamente l’andamento dei titoli, fornendo ai loro clienti un flusso costante e adeguato di informazioni man mano che i rischi dell’emittente aumentavano, in modo da consentire ai propri clienti di fare scelte di disinvestimento informate.

Insomma, le banche avrebbero dovuto rispettare una serie di responsabilità, tra cui l’analisi della compatibilità dei titoli con il profilo dell’investitore, la fornitura di informazioni chiare e complete sui rischi dell’investimento, e l’aggiornamento costante dei clienti sul rischio dei titoli.

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