L’anatocismo bancario si caratterizza come una pratica peculiare in base alla quale gli interessi maturati in un determinato arco temporale produrranno l’aumento del debito totale
Gli interessi in esame andranno poi a generare nel tempo nuovi ed ulteriori interessi. Andiamo subito a scoprire insieme come funziona nel dettaglio l’anatocismo bancario.
Lo sviluppo dell’anatocismo bancario
L’anatocismo bancario si allaccia ad un’idea finanziaria soggetta alla prassi di calcolare ed addizionare gli interessi su un debito/prestito non soltanto sul capitale originario ma anche sugli interessi maturati in una fase precedente e non ancora saldati. L’anatocismo si sviluppa nel momento in cui gli interessi cumulati su un debito/prestito vengono inglobati al saldo del debito iniziale e in un secondo momento i nuovi interessi verranno calcolati non soltanto sul capitale d’origine ma anche su questi interessi cumulati in precedenza.
Parliamo di un sistema di capitalizzazione molto articolato, in cui gli interessi calcolati dall’istituto di credito per un arco temporale ben definito andranno ad ingrossare il capitale originario e quindi il riferimento di calcolo per gli interessi futuri.
Tale pratica, a livello tecnico, rintraccia la propria origine all’interno del Codice Civile art. 1283
“In mancanza di usi contrari, gli interessi scaduti possono produrre interessi solo dal giorno della domanda giudiziale o per effetto di convenzione posteriore alla loro scadenza, e sempre che si tratti di interessi dovuti almeno per sei mesi“
Il calcolo dell’anatocismo bancario
Facciamo subito un esempio pratico. Immaginiamo di avere un debito con un istituto di credito di 1000,00 euro, debito che sarò tenuto a restituire con un tasso di interesse pari al 3%. Al mio debito andrà ad applicarsi la capitalizzazione complessa, corrispondente appunto all’anatocismo. Alla conclusione del primo anno (a patto che non siano contemplate ulteriori rate per la restituzione del somma capitale) occorrerà restituire all’istituto di credito i 1000,00 euro del capitale, insieme ai 30,00 euro in virtù dell’applicazione del tasso di interesse al 3%. Il meccanismo descritto fino a qui si rifà ancora al sistema di capitalizzazione semplice, ovvero quello privo di anatocismo.
Ma per mezzo della capitalizzazione complessa, alla fine del secondo anno il mio capitale non sarà più di 1000,00 euro ma di 1030,00 euro; questo perchè la pratica anatocistica implica che gli interessi che non vengono pagati subito, andranno a sommarsi al capitale d’origine. Vien da sè quindi che l’anno prossimo non andranno a maturare solo 30,00 euro di interessi ma 30,9 euro, ovvero il 3% di 1030 e così via per gli anni successivi.

Capitalizzazione esponenziale
Le variazioni potrebbero apparire piccole in una fase iniziale, ma in realtà non lo sono per niente, considerando il fatto che il sistema di capitalizzazione complessa sviluppa costi alti sul medio e/o lungo tempo. Non a caso, l’incremento della capitalizzazione complessa si caratterizza come esponenziale.
Riportiamo di seguito una tabella di comparazione, basata sul calcolo in medesimi. Abbiamo preso come riferimento un importo ridotto, applicandovi degli interessi annuali, e un tasso di interesse basso spalmato su un arco temporale di medio periodo.
Cap. complessa | Cap. semplice | ||
Capitale di calcolo (€) | Interessi (€) | Capitale di calcolo (€) | Interessi (€) |
1000 | 20 | 1000 | 20 |
1020 | 20,4 | 1000 | 20 |
1040,4 | 20,8 | 1000 | 20 |
1061,2 | 21,2 | 1000 | 20 |
1082,43 | 21,6 | 1000 | 20 |
1104,1 | 22,1 | 1000 | 20 |
1126,2 | 22,5 | 1000 | 20 |
1148,7 | 23 | 1000 | 20 |
1171,7 | 23,4 | 1000 | 20 |
1195,1 | 23,9 | 1000 | 20 |
Totale (€) | Totale (€) | ||
1000 | 218,9 | 1000 | 200 |
Gli interessi applicati
Rispetto all’esempio riportato sopra in tabella, in realtà l’applicazione degli interessi non avviene quasi mai su base annuale, bensì a cadenza mensile o trimestrale. Ciò contiene in sè un rischio maggiore rispetto alla capitalizzazione degli interessi con una conseguente lievitazione di quelle spese e quegli oneri che l’utente sarà costretto a corrispondere per soddisfare il prestito. Oltretutto, i tassi di interesse medi per quelle soluzioni finanziarie in cui si è potuto applicare l’anatocismo (revolving o fido), sono decisamente alti. Attualmente, i tassi si rifanno ad un 15% su base annua.
In altre parole, l’anatocismo bancario corrisponde ad una spesa aggiuntiva applicata dai vari istituti di credito e dalle finanziarie, la quale non risulta individuabile nell’immediato bensì solo con il passare degli anni.
I professionisti in materia
Qualora si ha la necessità di verificare se sul proprio prestito/debito siano state applicate pratiche anatocistiche, è di estrema importanza affidarsi ad un consulente finanziario esperto in materia. Di solito, il calcolo anatocistico è di competenza di un commercialista o di realtà specializzate nel settore. Un elemento che va tenuto a mente si basa sul fatto che il calcolo dell’anatocismo deve necessariamente prendere le mosse dal recupero di tutta la documentazione relativa, oltre che da un processo di valutazione a monte, eseguito da un legale in relazione ai riferimenti da voler impiegare per il calcolo stesso.
Gli aggiornamenti sul tema
Ma qual’è il quadro pertinente l’anatocismo bancario al giorno d’oggi? Per comprendere bene la situazione attuale in fatto di anatocismo, occorre avere chiaro cosa è successo nel corso degli ultimi venti anni in questo settore. Fino agli anni 2000, il panorama finanziario adoperava in modo frequente l’anatocismo relativamente ad ogni tipologia di prodotto finanziario in cui era possibile applicare questa pratica. Tutto questo si realizzava senza alcun tipo di accordo con l’utente, ma affidandosi esclusivamente a vecchie abitudini bancarie.
Nel tempo, si è tentato di limitare la problematica o comunque mutarla in qualcosa di maggiormente legittimo, ma raramente l’impresa ha portato i frutti sperati; è sufficiente sottolineare il fatto che tra il 2014 e il 2016 il nostro Paese non godeva neanche di una legislazione chiara in materia di anatocismo bancario.
Il quadro attuale
Oggi la faccenda sembra decisamente progredita grazie all’emanazione della delibera CICR dell’1/10/2016. Allo stato attuale, la capitalizzazione periodica non è più ammessa e coesistono limitazioni peculiari che gli istituti di credito non possono oltrepassare. Più in particolare:
- l’addebito degli interessi non può essere attivato prima di un anno e quindi dovrà avvenire il 31 dicembre di ogni anno, non prima;
- gli interessi calcolati in tal maniera saranno dovuti dopo il decorso di un minimo di 60 giorni a partire dalla data in cui sono stati maturati. Questo vuol dire che l’istituto di credito può esigere gli interessi maturati non prima dell’1 marzo dell’anno successivo;
- Spetta al cliente decidere in merito al processo di escussione degli interessi in relazione a quanto citato nella delibera CICR;
Ad oggi quindi abbiamo quanto meno la coesistenza di un equilibrio tangibile tra il bisogno di trasparenza lato utente nel venire informato e le varie necessità sul tema in capo agli istituti di credito.
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Il cliente pagherà solo alla fine, qualora ottenga un rimborso. In una fase iniziale, quest’ultimo dovrà quindi preoccuparsi solo di versare alla banca l’eventuale richiesta della cifra pertinente la consegna della propria documentazione da parte dell’ente finanziario (cifre contenute, di 100/200 euro al massimo).
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